F.A.Q.


11 settembre 2005

Che cosa significa “pacifismo”?
Il termine “pacifismo” – secondo il dizionario DISC – è stato introdotto nella lingua italiana nel 1908 e significa “teoria politica che rifiuta la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie fra gli stati”; deriva dal francese “pacifisme”. Altre definizioni di “pacifismo” si traggono da altri dizionari della lingua italiana; ad esempio: “Movimento, tendenza di chi mira a risolvere le vertenze fra gli stati non con la guerra ma con trattative o arbitrati internazionali”; “movimento internazionale che tende a mantenere la pace tra i popoli”. Anche sulle enciclopedie troviamo definizioni simili: “Dottrina che propone l’abolizione della guerra”; “movimento ispirato all’idea di bandire la guerra come strumento per la soluzione delle vertenze internazionali”.

 

Il pacifismo è un valore universale?

Sì, il “pacifismo” (come si può notare dalle definizioni sopra riportate) è un valore universale quanto la democrazia. E’ cioè un valore civile e morale di garanzia per tutti; è universale come la massima: “Non fare agli altri ciò che non vorresti venga fatto a te”. Il fine della risoluzione non violenta dei conflitti è così largamente condivisibile che dovrebbe quindi far parte dei valori fondanti di un’opinione pubblica democratica in quanto la democrazia stessa è stata una metodologia di risoluzione pacifica dei conflitti basata sulla volontà popolare come fonte delle decisioni e del diritto; la democrazia è stata un’idea “pacifista” per la risoluzione delle controversie all’interno delle società in cui spesso è invece prevalso il diritto del più violento.

 

Perché tante critiche al pacifismo?

Vi è chi deforma il significato del termine “pacifismo” al fine di renderne ridicolo o fazioso il significato, ma così facendo si compie un’evidente forzatura del significato della parola. Qualcuno potrebbe obiettare che il pacifismo è una bella parola che però certi pacifisti hanno reso ridicola con il loro comportamento. Ma anche se così fosse, ciò non giustificherebbe l’acredine verso la parola stessa: allora anche “democrazia” o “libertà” dovrebbero essere parole da gettar via per via del cattivo uso che se n’è fatto.

 

Il pacifismo è espressione di uno spirito antiamericano?

Il pacifismo è nato fra i quaccheri che avrebbero poi contribuito a fondare gli Stati Uniti. Uno dei primi pacifisti fu infatti William Penn, (Londra 1644 – Buckinghamshire 1718), quacchero inglese, fondatore della colonia della Pennsylvania; Penn si convertì alla fede quacchera; le sue convinzioni religiose lo portarono a schierarsi in aperto contrasto con le autorità e a favore di scelte di pace. Quindi il pacifismo non è nato da un movimento “antiamericano”.

 

Esiste un pacifismo animato dall’antiamericanismo?

Esiste l’antiimperialismo, non l’antiamericanismo. In questo senso è comprensibile che vi sia una parte del movimento pacifista che veda nell’imperialismo americano una fonte di guerre. Ma l’antiamericanismo di per sé è una parola priva di senso coniata per ragioni di comodo e di semplificazione. L'”antiamericanismo” è infatti un termine che non appare in nessun dizionario, a dimostrazione della manipolazione strumentale che si tende a fare delle parole della lingua italiana. Vi sono cioè parole prive di oggetto (a meno che non si riempiano i dizionari di termini come “antibritannico”, “antifrancese”, “antiturco”, “antiruandese”, “anticileno”, ecc.). Alcune parole hanno cioè origine solo dalla volontà polemica di alcuni giornalisti e uomini politici o dalle direttive dell’ambasciata Usa; ciò tuttavia non è sufficiente a farle entrare nel dizionario; viceversa mentre si “inventano” parole dal significato assai vago capita che altre parole dal significato ben preciso come per esempio “pacifismo” vengano stravolte per gli stessi scopi polemici per cui si inventa appunto il termine “antiamericanismo”.

 

Vi è una differenza fra nonviolenza e pacifismo?

Il termine “nonviolenza” fu introdotto nel 1930 nella lingua italiana, ossia oltre vent’anni dopo il termine “pacifismo”. La ragione storica sta nella lotta nonviolenta di Gandhi che dal 1919 in poi acquisì caratteristiche specifiche, basate sulla non cooperazione, sulla disobbedienza civile e sul boicottaggio dei prodotti britannici. Fu Aldo Capitini ad introdurre in Italia il pensiero di Gandhi. La nonviolenza di Gandhi si innestò sul pacifismo trasformandolo in una metodologia che – pur nella conflittualità – escludeva in maniera radicale il ricorso alla violenza oltre che alla guerra. Pertanto i nonviolenti sono pacifisti che hanno elaborato una metodologia coerente di tipo gandhiano; vi sono viceversa pacifisti che individuano casi in cui la violenza possa essere – seppur dolorosamente – usata, come nel caso della legittima difesa. In altri termini si può essere pacifisti ma non necessariamente nonviolenti; il termine nonviolento indica in tal mondo un “di più” rispetto al “pacifista” in termini di esclusione di ogni forma di guerra e di adesione quindi all’obiezione di coscienza al servizio militare. Questa logica considerazione tende ad essere oggi ribaltata in maniera paradossale; ad esempio Marco Pannella mira a contrapporre “pacifismo” a “nonviolenza” al fine di giustificare la “guerra giusta” con le idee di Gandhi; è una tesi artificiosa e si basa sulle rarissime frasi con cui Gandhi giustificò il “dovere di uccidere”.

 

Gandhi escludeva del tutto la violenza?

Gandhi affermò: “Uccidere può essere un dovere… Supponiamo che un uomo venga preso da una follia omicida e cominci a girare con una spada in mano uccidendo chiunque gli si pari innanzi, e che nessuno abbia il coraggio di catturarlo vivo. Chiunque uccida il pazzo otterrà la gratitudine della comunità e sarà considerato un uomo caritatevole”. Questa frase, tratta dalla raccolta di testi gandhiani “Teoria e pratica della nonviolenza” (Einaudi), è diventata in certi casi (ad esempio per alcuni radicali) un pretesto per giustificare le guerre giuste in nome della nonviolenza; ma questa ed altre frasi vanno collocate nel contesto del pensiero di Gandhi, nettamente antitetico alla guerra. Gandhi ammetteva la polizia ma non l’esercito.

 

Perché i radicali sono passati dalla nonviolenza alla polemica contro i pacifisti?

Marco Pannella ha tentato, senza riuscirci, di porsi alla guida del movimento pacifista negli anni Settanta e di diventare, con i suoi digiuni e gli atti di disobbedienza civile, il Gandhi italiano. Ad esempio la LOC (Lega Obiettori di Coscienza) era federata al Partito Radicale. I radicali si sono battuti contro le basi atomiche in Italia, come quella della Maddalena. I radicali hanno in passato portato avanti proprio quelle iniziative che oggi animano il movimento pacifista nonviolento; la radicale Adele Faccio scriveva: “Non più un soldo per le spese né un uomo per il servizio militare (…) Attraverso l’obiezione fiscale alle spese militari e l’obiezione al servizio militare obbligatorio si può cominciare a costruire una concreta politica di pace che rappresenti e realizzi le istanze di pace e il rifiuto della guerra come stadio successivo di una evoluzione culturale e civile dell’umanità intera”. Ma i cambiamenti di rotta – da pacifisti ad antipacifisti – sono avvenuti anche nell’area socialista che storicamente è stata la culla del pacifismo laico.

 

I pacifisti sono contro ogni guerra?

Su questo punto non vi è uniformità di vedute. Una parte dei pacifisti ammette la legittima difesa da invasioni o da dittature, facendo anche ricorso alla forza quando il non ricorrervi porterebbe ad una maggiore perdita di vite umane.

 

Un pacifista direbbe “no” anche alla seconda guerra mondiale contro Hitler?

La legittima difesa dei territori, dei popoli e delle libertà dal militarismo e dall’oppressione del nazifascismo è ammessa da una parte dei pacifisti anche sotto il profilo militare. La restante parte la ammette in forma di attiva partecipazione non armata (come del fece Aldo Capitini sostenendo la Resistenza). Tuttavia una parte delle azioni militari della seconda guerra mondiale (i bombardamenti a tappeto in violazione delle Convenzioni di Ginevra e il lancio delle atomiche su Hiroshima e Nagasaki) non sono condivisibili per un pacifista. Albert Einstein fu un fervente pacifista (si oppose vigorosamente alla prima guerra mondiale) ma sostenne la necessità della guerra di difesa dal nazismo; sostenne la ricerca per la bomba atomica nel caso Hitler ne fosse venuto in possesso anche lui; ma (assieme ad altri scienziati) non ne condivise l’uso sul Giappone (ormai in procinto di arrendersi) e diventò poi un sostenitore del disarmo nucleare. Come si può notare la storia del pacifismo è stata la storia di persone che hanno avuto molti dubbi, a differenza di chi ha sempre obbedito ciecamente nella guerra.

 

I pacifisti sono stati una creazione dei comunisti?

No, il pacifismo ha avuto un’origine per metà cristiana e per metà illuminista. Si è cioè alimentato di quelle culture che escludevano l’uso risolutivo della forza. Lenin ebbe pertanto parole molto taglienti nei confronti dei pacifisti: “Una classe oppressa che non si sforza di conoscere le armi, impararne l’uso e possederle, una simile classe merita di essere soltanto di essere oppressa, maltrattata e tenuta schiava. Noi dobbiamo, senza degradarci fino a diventare pacifisti borghesi ed opportunisti, non dimenticare che viviamo in una società di classi, e che nessuna salvezza è possibile né concepibile se non attraverso la lotta di classe. Solo dopo che il proletariato avrà disarmato la borghesia, esso potrà, senza tradire la sua missione storica mondiale, gettare le armi tra i ferri vecchi, il che varrà allora – ma non prima! – a renderlo completamente sicuro”. All’interno della tradizione comunista vi è però stata anche una vena antimilitarista e libertaria che rappresentata da Bertolt Brecht e dalle sue poesie contro la guerra.

 

Quali sono le radici culturali del pacifismo?

Il pacifismo da un punto di vista storico-culturale ha le sue radici nella corrente egualitaria e nonviolenta del cristianesimo (Francesco d’Assisi, Erasmo da Rotterdam, ecc.) e di altre religioni orientali (ma anche nell’etica della responsabilità ambientale tipica degli indiani d’America), nell’illuminismo di Voltaire e nel razionalismo di Kant, nella corrente libertaria del socialismo (Erich Fromm) e nella nuova coscienza ecologica e di critica alla globalizzazione selvaggia che ha avuto sintesi dell’idea di Ernesto Balducci dell'”uomo planetario”.

 

Ma il pacifismo, come tutti gli “ismi”, non è da condannare?

Se dovessimo condannare tutti gli “ismi” dovremmo condannare a priori anche il pluralismo, l’illuminismo o il riformismo.

 

Chi ha dato i più importanti contributi al movimento per la pace italiano?

Oltre ad Aldo Capitini vi sono stati don Primo Mazzolari, Danilo Dolci, don Lorenzo Milani, padre Ernesto Balducci, don Tonino Bello, Lanza del Vasto, Giorgio La Pira. Un grande contributo alla letteratura italiana è stato fornito da Gianni Rodari. E alla politica da Alex Langer. Oggi il movimento pacifista fa riferimento in particolare al notevole attivismo di padre Alex Zanotelli, di don Luigi Ciotti, di don Albino Bizzotto e del chirurgo di guerra Gino Strada, solo per fare alcuni nomi. Un discorso a parte va fatto per il grande peso che hanno avuto – pur senza essere “pacifisti” dichiarati – papi come Giovanni Paolo II o Giovanni XXIII nella promozione di una diffusa sensibilità alla pace.

 

Quali sono le figure più significative che hanno arricchito a livello mondiale il pensiero pacifista e nonviolento?

Un archivio dei “testimoni della pace” e dei “protagonisti della nonviolenza” è presente all’indirizzo Internet http://www.peacelink.it/pace2000 Partendo tali pagine web si può tracciare un nuovo filo conduttore per lo studio della storia nella scuola. Riferimenti importanti per il pensiero pacifista sono ad esempio Bertolt Brecht, dom Helder Camara, Aldo Capitini, Danilo Dolci, Albert Einstein, Raoul Follereau, Erich Fromm, Gandhi, Hermann Hesse, Franz Jagerstatter, Martin Luther King, Lanza del Vasto, Nelson Mandela, Rigoberta Mechù, monsignor Oscar Romero, Beltrand Russel, Bertha von Suttner, Henry David Thoreau, Lev Tolstoy. Non va poi dimenticato che grandi personalità come Sigmund Freud, Charlie Chaplin o Pablo Picasso hanno espresso pubblicamente la loro scelta per la pace tramite il loro talento artistico e intellettuale.

 

Cosa ha fatto in Italia negli ultimi trent’anni il movimento per la pace?

Ha promosso una lotta per la legge di riconoscimento del diritto di obiezione di coscienza, ottenuta nel 1972. Il movimento per la pace ha inoltre svolto una forte sensibilizzazione per il disarmo nucleare, promuovendo nella prima metà degli anni Ottanta la lotta contro il riarmo che vide confrontarsi i missili sovietici SS20 e gli euromissili Usa, posizionati allora a distanze pericolosamente sempre più ravvicinate con l’effetto di aumentare il rischio della cosiddetta “guerra per errore”. In seguito alla fase di distensione promossa da Gorbaciov vi è stata la campagna “Venti di pace” per la riduzione delle spese militari, con segreteria presso l’Associazione per la Pace e con molteplici adesioni, fra cui Pax Christi, ACLI, Legambiente, Arci, FIM-CISL e altre ancora. Greenpeace a fine degli anni Ottanta ha promosso la campagna “Mare senza nucleare”, contro il transito di navi e sommergibili con propulsione nucleare e armi atomiche. Nel 1991 – dopo la prima guerra del Golfo – la campagna di obiezione di coscienza alle spese militari, nata nella prima metà degli anni Ottanta, ha avuto il suo picco storico con quasi diecimila aderenti; la campagna è finalizzata a destinare a fini di pace la quota di imposte (o una sua parte) destinata agli armamenti. Nella prima metà degli anni Novanta il movimento pacifista si è cimentato nell’aiuto alle popolazioni colpite dalla guerra jugoslava e nel processo di pacificazione fra le etnie. In questa esperienza sono morti alcuni pacifisti. Varie associazioni hanno dato un contributo importante, in particolare l’ICS (Italian Consortium for Solidarity) e “Beati i costruttori di pace”, un movimento animato da don Albino Bizzotto, sacerdote padovano. Sempre nella prima metà degli anni novanta si è estesa PeaceLink, la rete telematica per la pace nata nel 1991, il cui nome significa “collegamento di pace”. A metà degli anni Novanta è stata la campagna antimine a dare uno sbocco concreto a varie iniziative pacifiste giungendo alla messa al bando delle mine antiuomo dalla legislazione dell’Italia, paese tristemente noto per le esportazioni di mine nel mondo. Mani Tese, Pax Christi e Missione Oggi si sono distinte particolarmente nella campagna antimine la quale, a livello mediatico, è stata amplificata dal dottor da Gino Strada e dalla sua associazione Emergency. Nel 1997 la Campagna Antimine ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace essendo una campagna internazionale e dimostrando l’efficacia del lavoro di rete di ong (organizzazioni non governative) che la promuovevano.

Vi sono altre ed altrettanto importanti iniziative che per brevità di questo resoconto sintetico non sono state segnalate ma che vengono ogni anno catalogate nell’Annuario della Pace. Oggi una delle realtà più significative di coordinamento delle associazioni è la Tavola della Pace che organizza la marcia Perugia Assisi, uno dei momenti di maggiore partecipazione e visibilità del movimento per la pace italiano. La Tavola della Pace oggi partecipa inoltre all campagna per l’articolo 1 della Costituzione europea in cui – come nelle Costituzioni italiana e tedesca – si ripudi la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Che rapporto vi è fra il pacifismo e l’obiezioni di coscienza?

Ai giudici che lo interrogavano Adolf Eichmann non cessò mai di ripetere: “Non ho fatto che obbedire. Ho fatto solo il mio dovere”. La testimonianza di questo gerarca nazista, uno dei più coinvolti nello sterminio degli ebrei, rende l’idea di quanto forte sia stato storicamente il senso dell’obbedienza nel tacitare ogni impulso della coscienza ad “obiettare” e a disobbedire. Pertanto l’obiezione di coscienza è parte integrante non solo del pacifismo da di qualunque etica della responsabilità personale. Lo stesso Giorgio Perlasca, ex fascista, fu mosso proprio dalla coscienza non solo a disobbedire ma a fare carte false pur di salvare migliaia di ebrei.

 

L’obiezione di coscienza è relativa solo al servizio militare?

No, l’obiezione di coscienza è relativa a diverse sfere dell’agire sociale ed individuale. E’ il rifiuto di eseguire azioni che entrino insanabilmente in contrasto con i propri più profondi ed irrinunciabili principi morali. Per questo alcuni preferiscono parlare di “obiezioni” di coscienza, ossia di diverse forme di obiezione.Esse possono essere:

* Obiezione di coscienza al servizio militare (odc): è la più nota.
* Obiezione di coscienza alle spese militari (osm): fare obiezione alle spese militari significa rifiutarsi di versare allo Stato fino al 5,5% delle imposte (quota che lo Stato impiega per spese militari). Tale somma viene versata su un “fondo di pace” finalizzato allo sviluppo della Difesa Popolare Nonviolenta e di progetti di pace e messo a disposizione del Presidente della Repubblica. Le conseguenze sono di tipo amministrativo (pignoramenti) e non penale.
* Obiezione di coscienza al lavoro bellico: è chiamata anche “obiezione professionale“. Chi non vuole in coscienza fare un lavoro o una mansione che prepara alla guerra, come la fabbricazione di armi, la ricerca scientifica di nuovi modi di uccidere, può rifiutarsi e diventare allora un obiettore di coscienza al lavoro bellico.
* Obiezione di consumo: in generale l’obiezione di consumo consiste non effettuare acquisti che – per ragioni di ordine morale – appaiono ripugnanti e contrari alle proprie convinzioni etiche. Chi avrebbe acquistato ottime saponette ricavate dall’annientamento degli ebrei? Le obiezioni di consumo sono anche – in certi casi – “obiezioni ecologiche” (rifiuto di acquistare di prodotti nocivi per l’ambiente) e “animaliste” (per non comprare più pellicce e boicottarle promuovendo azioni di sensibilizzazione). La campagna forse più nota di “obiezione di consumo” è quella contro la Nestlè, responsabile di diffondere nel Terzo Mondo, con metodi scorretti, il latte in polvere anche in contesti in cui ciò può comportare la morte dei bambini per scarse condizioni igieniche. La “Guida al consumo critico” (curata dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo ed edita da EMI) è oggi il “manuale italiano” per documentarsi e decidere le proprie “obiezioni di coscienza” in quanto consumatore critico.
* Obiezione bancaria: consiste nel rifiuto di depositare il proprio denaro in banche che poi investono in armi e aiuti a regimi dittatoriali. La non-collaborazione monetaria mira a non finanziare la preparazione delle guerre o il rafforzamento di situazioni di ingiustizia, sfruttamento, discriminazione razziale. Un esempio di obiezione bancaria è la campagna “Banche armate” (http://www.banchearmate.it) che ha lo scopo di boicottare le banche maggiormente coinvolte nell’export di armi. Dal rifiuto di un uso non etico del denaro depositato in banca è nata la “Banca Etica”
* Obiezione di coscienza a violazioni della Costituzione: si può essere obiettori di coscienza al servizio militare in maniera “selettiva”, anche se ciò non è riconosciuto per legge. Si può cioè decidere di non imbracciare le armi in casi in cui la guerra si trasformi da guerra di difesa in guerra di offesa. E’ il caso, per l’Italia, di un’eventuale violazione dell’articolo 11 della Costituzione. Vi possono essere anche un’obiezione di coscienza alla guerra nucleare e alla sua preparazione.
* Altre obiezioni di coscienza: ognuno può decidere, con la propria azione e convincendo gli altri, di negare il consenso a qualcosa di immorale. Le azioni che si possono intraprendere sono moltissime. Ad esempio un medico può rifiutarsi di non praticare l’aborto perché va contro i suoi principi. Esistono poi le obiezioni al giuramento, alle prestazioni sanitarie obbligatorie (vaccinazioni o esami radiologici) e alla dichiarazione del proprio gruppo etnico (obiezione etnica).

 

Alcuni osservano che se tutti facessero gli obiettori di coscienza la Patria sarebbe facile preda del primo invasore. Cosa rispondono i promotori dell’obiezione di coscienza al servizio militare?

La risposta è già stata data dalla Corte Costituzionale che ha sancito la non totale coincidenza della difesa della Patria con la difesa armata. Infatti l’obiezione di coscienza non è la rinuncia alla difesa della patria ma è la rinuncia alla “difesa armata” come unica forma di difesa. Gli obiettori ammettono la difesa con metodi alternativi nonviolenti: la Difesa Popolare Nonviolenta (DPN). E’ quella strategia che ha consentito a Gandhi di opporsi e vincere sugli occupanti inglesi senza ricorrere a sistemi violenti ma organizzando la disobbedienza civile. Viceversa l’Italia, nonostante avesse le forze armate, rimase del tutto priva di difesa dopo l’invasione tedesca dell’8 settembre 1943 e la fuga del Re Vittorio Emanuele III con i suoi generali.

 

Su quali principi si basa la Difesa Popolare Nonviolenta (DPN)?

La DPN è l’organizzazione che un popolo può darsi per resistere ad invasioni straniere, o a colpi di stato o ad ogni altra forma di minaccia violenta sulla collettività (mafia, ecc.). La DPN si basa sulla considerazione che nessuno può imporsi e governare senza la collaborazione del popolo ed il suo consenso. La strategia della DPN si basa su una graduale transizione da un modello di difesa della collettività basato sulle armi ad un modello di difesa basato sulla non collaborazione con l’aggressore e sulla disobbedienza civile generalizzata nei confronti di chi minaccia le libertà e i diritti della collettività. La DPN presuppone perciò non la semplice assenza di violenza (e di conseguenza la non azione e la passività) ma un capillare addestramento secondo piani ben studiati in precedenza finalizzati alla non collaborazione, al boicottaggio, alla controinformazione e alla disobbedienza civile.

Esiste un libro completo con le informazioni essenziali sui principi della nonviolenza gandhiana?

Sì, ed è: Gandhi, “Teoria e pratica della nonviolenza”, Einaudi. E’ un’antologia di scritti di Gandhi. Fondamentale è la lettura dell’introduzione di Giuliano Pontara.

 

I pacifisti si occupano anche di armamenti?

Può sembrare paradossale ma i pacifisti più attenti e consapevoli leggono più riviste militari dei militari di professione. Lavorare per un futuro di pace richiede competenze tecniche nel campo degli armamenti e delle questioni specifiche della riconversione dell’industria bellica. Occorre conoscere le armi e la loro funzione anche per chi vuole la pace. Ha scritto lo scienziato Robero Fieschi: “L’informazione è alla base della consapevolezza, e la consapevolezza sostiene la capacità di agire (…) Parafrasando un detto latino si potrebbe dire “se vuoi la pace, devi studiare e capire i rischi di guerra”. Capire la logica assurda dei signori della guerra è necessario per riuscire a smontarla”.

 

L'”equilibrio del terrore” basato sulle armi atomiche ha garantito la pace?

L’equilibrio raggiunto con trattati di disarmo atomico non va confuso con la gara che ha portato ad un innalzamento non solo degli arsenali ma anche del concreto rischio di guerra atomica. La corsa agli armamenti nucleari è stata fonte di una continua emergenza per i concreti rischi di “guerra per errore”, tanto che John Fitzgerald Kennedy disse: “Ogni uomo, donna e ragazzo vive sotto una spada di Damocle nucleare sospesa al più tenue dei fili che può essere reciso da un momento all’altro per un incidente, per un errore di calcolo, per un gesto di follia. Le armi da guerra devono essere eliminate, prima che esse eliminino noi”.

Esistono siti web dedicati al controllo degli armamenti e al disarmo?

Sì, valga per tutti il SIPRI (una delle più prestigiose istituzioni indipendenti in questo campo) che è raggiungibile sul sito http://www.sipri.se/ Vi sono anche utili siti italiani come http://www.scienzaepace.it e http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo

Un’ottima raccolta di siti è presente su questa pagina web: http://www.scienzaepace.it/links.html

Come ci si collega alla lista disarmo di PeaceLink?

Ci si può collegare cliccando su http://lists.peacelink.it/disarmo/maillist.html

Chi è Vanunu?

Vi è chi ha denunciato l’esistenza di armi di distruzione di massa e ora è in galera. In Israele (potenza nucleare che non ha mai ammesso di possedere un arsenale atomico) per 18 anni è infatti stato messo in carcere Mordechai Vanunu per aver rotto il muro del silenzio in nome della pace.

Quali sono le associazioni pacifiste italiane “storiche”?

Vi è un nucleo storico di associazioni le quali hanno dato vita alle esperienze più significative degli anni passati, in particolare alla lotta contro gli euromissili, per la legge 185/90 sul controllo delle esportazioni italiane di armi, per la legge sull’obiezione di coscienza e la sua successiva riforma, per l’obiezione di coscienza alle spese militari, ecc. L’elenco delle associazioni che hanno promosso in passato una comune azione per l’obiezione di coscienza alle spese militari (“obiezione fiscale”) è da considerarsi la base del pacifismo nonviolento italiano. Eccone la lista.

 * Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR). Il MIR fu fondato a livello internazionale nel 1914 allo scoppio della prima guerra mondiale da alcuni cristiani inglesi e tedeschi con la promessa di non fare la guerra gli uni agli altri. Nel 1919 il movimento diventò internazionale. Intrattenne rapporti costanti con Gandhi. Appoggiò i buddisti che protestavano – con metodi nonviolenti – contro la guerra del Vietnam. Promotori di questo lavoro sono stati Jean Goss (morto nel 1991) e sua moglie Hildegard, Adolfo Perez Esquivel e, in Italia, i valdesi Vinay e Lupo, il promotore dei preti operai Sirio Politi, Domenico Sereno Regis e altri. Il MIR si basa sull’incontro interreligioso (quaccheri, valdesi, cattolici, mennoniti, altre religioni) per promuovere la pace, il disarmo, la nonviolenza, i diritti umani. E’ uno dei movimenti promotori della campagna di obiezione fiscale alle spese militari.
* Movimento Nonviolento (MN). Il MN fa parte di un movimento mondiale laico che non presuppone una fede religiosa dei suoi membri: il suo nome è WRI (Internazionale dei Resistenti alla Guerra). In Italia il MN si è costituito nel 1961 per opera di Aldo Capitini. Molto apprezzata è la rivista Azione Nonviolenta, nata sulla spinta di questa associazione, nella quale vi è la memoria storica del movimento pacifista e nonviolento italiano.
* Pax Christi. E’ un movimento internazionale cattolico per la pace, nato dopo la seconda guerra mondiale, ad opera di due sacerdoti di due paesi nemici, un francese ed un tedesco, che, come segno di riconciliazione, lavorarono contro la guerra. E’ presente a livello internazionale in varie nazioni ed è stato riconosciuto dall’ONU come organismo non governativo.
* Servizio Civile Internazionale (SCI). Il SCI è stato fondato a livello internazionale nel 1920 da un obiettore di coscienza svizzero, Pierre Ceresole, che organizzò campi di lavoro per ricostruire alcuni villaggi distrutti dalla prima guerra mondiale. E’ un’organizzazione laica di volontariato presente in 60 paesi del mondo ed è membro consultivo dell’Unesco e del Consiglio d’Europa. Ha uno stile di lavoro basato sulla “concretezza” degli interventi. La branca italiana del SCI, fondata nel 1948, è impegnata, anche attraverso campi di lavoro ed il volontariato, nella cooperazione internazionale, per il superamento delle situazioni di diseguaglianza, ingiustizia, sottosviluppo, violazione dei diritti umani.                                                            * Lega Obiettori di Coscienza (LOC). È nata nel 1972 ed è l’organizzazione di tutti gli obiettori al servizio militare. Ad essa aderiscono obiettori di varie aree politiche e culturali, accomunati dai valori della nonviolenza, della pace e della solidarietà. La LOC è un’associazione a carattere federato, dove le singole realtà locali operano in autonomia e si coordinano tramite un organismo nazionale di cui fanno parte tutti i rappresentanti di ogni realtà locale. La LOC promuove la campagna di obiezione fiscale alle spese militari.
* Lega per il Disarmo Unilaterale (LDU). E’ nata nel dicembre 1979, promuovendo la prima manifestazione in Italia contro gli euromissili. La LDU è il risultato dell’unione della Lega per il disarmo dell’Italia (costituitasi nel 1977 a seguito della campagna di Carlo Cassola per il disarmo unilaterale) e della Lega socialista per il disarmo unilaterale dell’Italia. E’ uno dei movimenti promotori della campagna di obiezione fiscale alle spese militari.                                                                                                                  * Associazione Obiettori Nonviolenti (AON). E’ un’associazione nata da alcuni membri della LOC (Lega Obiezione di Coscienza). Si caratterizza per un’intensa e metodica attività di informazione e consulenza dedicata agli obiettori. E’ collegata ad alcuni parlamentari e dispone di una conoscenza approfondita dei passaggi legislativi e istituzionali delle iniziative relative alle iniziative pacifiste.
* Associazione per la Pace (abbreviata a volte in “Assopace“). E’ nata nel 1987 ed ha ereditato il patrimonio di militanza dei tanti Comitati per la Pace che nei primi anni ’80 sorgono per la contestazione degli euromissili. Una delle principali iniziative nazionali che in passato ha caratterizzato l’Associazione per la Pace è “Venti di pace”, finalizzate alla riduzione delle spese militari.

 

Vi è un archivio delle associazioni pacifiste?

Sì. Sul sito http://db.peacelink.org/associaz c’è una banca dati delle associazioni pacifiste e possono essere realizzate delle ricerche mirate per tematica, località, ed altri criteri di consultazione. Pertanto da ora in poi – quando saranno eventualmente citate – esse potranno essere agevolmente rintracciate nella suddetta banca dati con i relativi indirizzi, telefoni, fax, e-mail e siti web.

 

Questo archivio può essere aggiornato dalle associazioni stesse?

Sì. Esiste una funzione che consente di aggiornare i dati vecchi e di inserirne di nuovi e questo lavoro di input può essere realizzato dalle associazioni stesse.

 

Quali altri sistemi esistono per cercare le associazioni pacifiste?

Su Internet si possono usare i “motori di ricerca” come http://www.google.it ed altri equivalenti: basta digitare nell’apposita finestrella il nome dell’associazione.

Inoltre esistono cataloghi ricchi di siti pacifisti, come http://100links.supereva.it/societa/associazioni/pacifismo oppure http://www.jumpy.it/Ricerca/Solidariet%E0_e_volontariato/Associazioni_senza_fini_d i_lucro/Diritti_civili/Guerra_e_pace

 

Esiste un coordinamento internazionale del movimento per la pace?

Sì, valga per tutti la rete delle associazioni che hanno dato vita agli incontri di Porto Alegre. Una struttura internazionale che ha una lunga tradizione è ad esempio l’International Peace Bureau http://www.ipb.org

 

Come conoscere altre associazioni pacifiste nel mondo?

Tra i siti che censiscono le realtà che si impegnano per la pace e la giustizia a livello mondiale c’è http://www.betterworldlinks.org/

Va menzionata poi la “Peace Directory”, un elenco pubblicato annualmente, all’interno del Peace Diary, con oltre un migliaio di indirizzi di associazioni pacifiste a livello internazionale; per informazioni: http://www.mkgandhi-sarvodaya.org/peace_dir.htm

Quali riviste sono espressione dei movimenti per la pace?

In Italia abbiamo ad esempio:

* Azione Nonviolenta (promossa dal Movimento Nonviolento) http://www.nonviolenti.org
* Guerre&Pace (rivista di approfondimento sui conflitti nel mondo con un taglio antiimperialista) http://www.mercatiesplosivi.com/guerrepace
* Mosaico di Pace (promossa da Pax Christi) mosaicodipace@paxchristi.it
* Qualevita http://www.peacelink.it/amici/qualevita
* In edicola si possono trovare i settimanali Vita (www.vita.it) e Carta (www.carta.org)

All’estero ci sono ad esempio:

* Bulletin of the Atomic Scientists (rivista statunitense, un’autorevole riferimento per il controllo degli armamenti, in particolare quelli nucleari) http://www.bullatomsci.org
* Peace Courier (Australia) http://www.peacecourier.com
* Peace News (Londra, Inghilterra) http://www.peacenews.info
* Peace Review (San Francisco, USA) http://www.usfca.edu/peacereview/PRHome.html

C’è su Internet una lista di informazione in italiano sul pacifismo?

Sì, ed è la lista con indirizzo pace@peacelink.it a cui si può accedere cliccando su http://lists.peacelink.it/pace/maillist.html Tale lista fa parte integrante del sito Internet http://www.peacelink.it

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
a.marescotti@peacelink.it

Uomini e donne per la pace e i diritti umani
 
ALCUNE FIGURE FRA LE PIU’ SIGNIFICATIVE
 
Ecco un piccolo archivio dei “testimoni della pace” e dei “protagonisti della Nonviolenza“. Partendo dalle loro idee e dalla loro opera si puo’ tracciare un nuovo filo conduttore per lo studio della storia nella scuola. Le informazioni sono tratte per la maggior parte dal lavoro di Hedi Vaccaro, del Movimento Internazionale della Riconciliazione.
E’ un elenco ancora da completare… magari con l’aiuto di chi lo legge (si possono inviare messaggi di suggerimento all’indirizzo di posta elettronica: a.marescotti@peacelink.it).
 
Ezio BARTALINI (1894-1962)
All’inizio del Novecento Ezio Bartalini, giovane giurista genovese, pubblico’ il suo periodico “La Pace”. Quando Teodoro Moneta e la sua Societa’ per la Pace si dichiararono d’accordo con l’occupazione della Libia da parte del governo italiano (1911) Bartalini, con il suo periodico e numerose conferenze, anche all’estero, condanno’ questa invasione. Durante la prima guerra mondiale egli non si presenta all’esercito. I carabinieri vengono a prelevarlo in casa sua e lo portano al fronte dove pero’ non spara mai un colpo. Durante il fascismo e’ costretto all’esilio, prima in Francia, poi in Turchia dove fa amicizia con il Nunzio apostolico, il futuro papa Giovanni XXIII. Dopo la seconda guerra mondiale fa parte della prima costituente, continua la sua attivita’ per la pace e nel dicembre del 1962 muore durante un’assemblea della Consulta per la Pace.
 
Bertolt BRECHT
Poeta, drammaturgo, comunista libertario. La sua letteratura e’ una dissacrazione del militarismo e le sue poesie (si pensi a “Generale”) sono state il riferimento per molti insegnanti che hanno svolto un’azione di educazione alla pace nella scuola. Scrisse: “Quando e’ l’ora di marciare contro il nemico molti non sanno che il nemico marcia alla loro testa”.
 
Dom Helder CAMARA
Vescovo cattolico brasiliano. Dal 1966 ha guidato e animato una serie di azioni nonviolente intraprese dai piu’ poveri per i loro diritti e per la terra. Ha scelto di vivere in poverta’ lasciando il palazzo vescovile ed e’ stato spesso minacciato di morte. Alcuni dei suoi piu’ stretti collaboratori (sacerdoti) sono stati uccisi. Continua a operare per la diffusione in tutto il mondo della nonviolenza.
Cosi’ si e’ descritto: “Quando aiuto i poveri dicono che sono un santo, quanto chiedo perche’ sono poveri dicono che sono un comunista”.
Tra i suoi libri: “Rivoluzione nella pace” (Jaka Book).
 
Aldo CAPITINI (1899-1968)
E’ il padre della nonviolenza in Italia. Cattolico, prese pero’ le distanze dalla Chiesa dopo il Concordato. Nel 1933 rifiuto’ l’iscrizione al Partito Fascista, perdendo cosi’ il lavoro di segretario all’Universita’ di Pisa dove nel 1931 aveva divulgato il pensiero di Gandhi fra gli studenti. Il regime fascista lo incarcero’ nel ’42 e ’43. Partecipo’ da nonviolento alla Resistenza e dopo la Liberazione fondo’ i COS (Centri di Orientamento Sociale), assemblee di partecipazione popolare in cui si discutevano i problemi alla presenza degli amministratori locali. Nel 1961 organizzo’ la prima marcia per la pace Perugia-Assisi. Nel 1962 fondo’ il Movimento Nonviolento e poi la rivista “Azione Nonviolenta”. Tra i suoi libri: “Educazione aperta”, “Il potere e’ di tutti” (La Nuova Italia); “Le tecniche della nonviolenza” (Feltrinelli); “Antifascismo fra i giovani” (Celebes).
 
Dorothy DAY (1897-1980)
Pacifista americana. E’ stata piu’ volte in carcere per le sue lotte nonviolente contro la guerra e le ingiustizie. Ha fondato decine di case di ospitalita’ urbane e comunita’ agricole per i piu’ poveri. Ha fondato nel 1933 il mensile “Catholic Worker”, tuttora diffuso. Per conoscerne la vita: Jim Forest “L’anarchica di Dio” (Paoline).
 
Danilo DOLCI (1924-1997)
Dopo aver vissuto nella comunita’ cristiana di Nomadelfia, si trasferisce nel ’52 a Trappeto (PA), “il paese piu’ misero che aveva visto”. Li’ opera con metodi nonviolenti contro la mafia e in difesa dei piu’ poveri, arrivando a digiuni ad oltranza. Nel ’58 fonda a Partinico il Centro Studi e Iniziative per la piena occupazione. Da alcuni anni si occupa prevalentemente di corsi di educazione alla nonviolenza e alla pace per insegnanti. Il C.S.I. (Centro Studi Iniziative) e’ in Largo Scalia 1, 90047 Partinico (PA). Tra i suoi libri: “Inventare il futuro” (Laterza), “Dal trasmettere al comunicare” (Sonda).
 
Albert EINSTEIN
Ha dato il piu’ rilevante contributo alla fisica moderna. Ebreo, pacifista, fu un fiero oppositore del nazismo. Pur non partecipando alla progettazione della bomba atomica, partecipo’ al dibattito dei fisici sull’impiego militare dell’energia atomica. Ne divenne poi il piu’ fiero oppositore quando, sconfitto Hitler, l’atomica divenne strumento per la conquista della supremazia militare e potenziale mezzo di annientamento dell’umanita’. La sua opposizione al militarismo e’ ben riassunta in questa sua frase: “Un uomo puo’ trovare piacere a marciare al suono di una banda militare. Ma per fare cio’ non ha bisogno del cervello, gli basta il midollo spinale.”
 
 
Anna FRANK (1929-1944)
Nacque a Francoforte da una famiglia di ebrei tedeschi. In seguito alle persecuzioni Anna, sua sorella e i suoi genitori dovettero nascondersi per sfuggire alla deportazione. Vissero cosi’ per quasi due anni in una piccola mansarda di una famiglia amica, insieme ad un’altra famiglia ebrea. Nell’agosto del 1944 il nascondiglio venne scoperto e tutti vennero portati nei campi di concentramento. Anna e sua sorella morirono a Bergen Belsen, poco prima della fine della guerra. Al suo tredicesimo compleanno Anna Frank aveva ricevuto in regalo un diario, nel quale scrisse fino al giorno della sua deportazione. E’ stato pubblicato in tante lingue ed e’ uno dei piu’ importanti documenti della storia umana.
 
Elisabeth FRY (1780-1845)
Quacchera, dopo una tenace lotta nonviolenta riusci’ a visitare il carcere femminile di Newgate (Londra) senza protezione armata. Rimase talmente scossa dall’abbandono e dalla sporcizia nella quale erano costrette a vivere queste donne (definite “iene” dalle autorita’ carcerarie) che continuo’ a visitarle. Guadagno’ la stima delle donne incarcerate ed insegno’ loro a studiare e a cucire. Lotto’ per far conoscere questa situazione all’opinione pubblica provocando una profonda trasformazione del sistema carcerario sia inglese che europeo.
 
Gandhi (1869-1948)
Si laureo’ in Inghilterra diventando avvocato. Dal 1893 al 1914 visse in Sudafrica applicando le tecniche della nonviolenza alle lotte per l’uguaglianza razziale e sociale. Nel 1919 inizio’ in India la lotta nonviolenta, basata sulla non-collaborazione e la disobbedienza civile, per l’indipendenza del Paese dal dominio inglese, che fu conquistata nel 1947. Gandhi lotto’ contro l’odiosa suddivisione in caste della societa’ indiana. Delle comunita’ religiose e nonviolente da lui fondate facevano parte anche gli appartenenti all’ultimo gradino sociale, ossia gli “intoccabili”. Tra i suoi libri: “La mia vita per la liberta’” (Newton), “Teoria e pratica della nonviolenza” (Einaudi).
 
Jean e Hildegard GOSS-MAYR
Jean Goss, combattente nella seconda guerra mondiale (riceve varie medaglie), viene fatto prigioniero dai tedeschi. Nel campo di concentramento scopre il cristianesimo e la nonviolenza. La moglie Hildegard rinuncia ad una brillante carriera universitaria per dedicarsi a tempo pieno alla lotta nonviolenta per la giustizia e la pace. Jean e Hildegard girano il mondo creando e animando gruppi di azione liberatrice nonviolenta e animando il MIR. Hanno dato un contributo essenziale alla lotta nonviolenta delle Filippine per la caduta del dittatore Marcos.
 
Franz JAGERSTATTER
Contadino tedesco, padre di tre bambine, fu condannato a morte e ucciso il 9 agosto 1943 per essersi rifiutato di prestare servizio militare nell’esercito nazista. Basava la sua obiezione di coscienza sulla fede cattolica; era uno dei responsabili della sua parrocchia ma nessuno lo seguiva. Il suo gesto fu condannato dal suo parroco e perfino dai vescovi della sua regione, e rimase apparentemente inutile fino agli anni ’60, allorche’ un dirigente del Pentagono, letta la sua storia, si adopero’ per far cessare la guerra degli USA nel Vietnam.
 
Martin Luter KING (1929-1968)
Giovane pastore della Chiesa Battista nel sud degli USA guido’ la lotta delle popolazioni nere per i propri diritti. Ecco un esempio: nel 1955 Rosa Parks, una sarta nera di Montgomery, fu imprigionata per essersi rifiutata di cedere il posto in autobus ad un giovane bianco. King allora organizzo’ il boicottaggio degli autobus da parte dei neri, che duro’ 382 giorni, e che si concluse con l’abolizione della segregazione sui mezzi pubblici. Dopo aver promosso nel ’63 una manifestazione di 250.000 persone, venne discussa una legge per l’uguaglianza dei diritti civili (approvata l’anno seguente). Nel ’64 gli fu assegnato il Premio Nobel per la pace. Fu assassinato a Memphis nel 1968. Tra i suoi libri: “Marcia verso la liberta’”, “La forza di amare” (ed.SEI).
 
Gertrud KURZ (1890-1972)
Donna di fede evangelica, nata in Svizzera, e’ stata per molti anni Presidente del Movimento Cristiano per la Pace, che promuove campi di lavoro e di studio nazionali ed internazionali (Sede italiana: Via Rattazzi 24, 00185 Roma, tel.06-734430). La sua casa fu rifugio per perseguitati, emarginati, profughi. Aiuto’ in particolar modo gli ebrei a trovare rifugio in Svizzera, dove molte autorita’ si rifiutavano di ospitarli e che venivano percio’ rimandati nella Germania nazista. Ha lavorato inoltre per la riconciliazione fra ebrei ed arabi.
 
Giorgio LA PIRA
Fu sindaco di Firenze per molti anni. Animato da una profonda fede cattolica, fece numerosi viaggi (Vietnam, Palestina, URSS, ecc.) per promuovere la pace e la riconciliazione. Invito’ a Firenze i sindaci di tutto il mondo per una collaborazione per la pace. Aiuto’ i lavoratori della Pignone quando occuparono la fabbrica. Quando in Italia fu proibita la proiezione del film francese di Autant Lara sull’obiezione di coscienza “Non uccidere”, La Pira lo fece proiettare a Firenze e per questo fu denunciato al procuratore della repubblica. La causa si trascino’ per molto tempo. Ne segui’ una nuova legge sulla censura che riconosceva la censurabilita’ solo degli aspetti relativi al “buoncostume”. Cosi’ il film pote’ essere proiettato ovunque nel nostro paese.
 
Alberto LUTHULI
Sudafricano, capo tribu’ degli Zulu’, insegnante evangelico, fu il presidente dell’ANC (Congresso Nazionale Africano) che, insieme al Congresso Indiano del Sudafrica, negli anni ’50 riprese la lotta nonviolenta iniziata da Gandhi alcuni decenni prima nel Sudafrica. Migliaia di persone, anzitutto donne, boicottarono gli autobus in cui vigeva la distinzione razziale, non acquistarono certi prodotti agricoli, disubbidirono alle leggi razziste. “Il Sudafrica appartiene e tutti coloro che vivono in esso, neri e bianchi, e nessun governo puo’ pretendere giustamente l’autorita’ se non si basa sulla volonta’ del popolo…”; questa fu la dichiarazione approvata da migliaia di manifestanti nel ’56 a Kliptown nonostante le misure di polizia. Come molti nonviolenti anche Luthuli viene piu’ volte incarcerato e processato. Nel 1961 ricevette il Premio Nobel per la pace. Nel 1967 mori’ in un incidente misterioso, mai chiarito.
 
Don Primo MAZZOLARI
Parti’ volontario nella Prima Guerra Mondiale. Li’ maturo’ la decisione di lottare tutta la vita contro la guerra e la violenza. Nel 1943, parroco, fu arrestato due volte. Rischio’ la deportazione in Germania. Dopo la guerra fondo’ il periodico “Adesso” che aggrego’ migliaia di simpatizzanti. Nel 1951 gli venne proibito di dirigere il giornale e di predicare nella diocesi. Prima di morire fu ricevuto da Giovanni XXIII che riconobbe in lui un esempio profetico. Scrisse numerosi libri, fra cui “Non uccidere”, che ebbe una grande influenza su La Pira, Don Milani e altri.
 
Chico MENDEZ
Sindacalista brasiliano, condusse una lotta contro i latifondisti che distruggevano la Foresta Amazzonica. Minacciato piu’ volte non abbandono’ la sua lotta. Fu assassinato da sicari dei latifondisti.
 
Max Josef METZGER (1887-1944)
Fu cappellano militare tedesco. Quest’esperienza lo trasformo’ in operatore di pace e di riconciliazione. Nel 1917 scrisse “Pace sulla terra” e partecipo’ a numerosi congressi contro la guerra. Divento’ un animatore del MIR. Dopo l’avvento di Hitler fu arrestato piu’ volte. Condannato a morte per un suo scritto sulla pace, nel 1944 fu condotto nel patibolo.
 
Don Lorenzo MILANI
Viceparroco di S.Donato, in Toscana, lavoro’ con gli operai e i piu’ poveri. Ne derivo’ il libro “Esperienze pastorali”, la cui diffusione – in un primo tempo permessa – fu poi vietata dalla Chiesa. Venne trasferito per punizione nello sperduto paesino di Barbiana, dove non arrivavano ne’ strade ne’ luce elettrica. Li’ fondo’ una scuola a tempo pieno per i pochi ragazzi del posto che divenne famosa e meta di pellegrinaggio umano e culturale. Scrisse una lettera in difesa di alcuni obiettori di coscienza calunniati da un gruppo di cappellani militari. Per questa lettera fu processato, assolto nel ’67 e condannato nel ’68 in appello, dopo la sua morte avvenuta il 26 giugno 1967. Dall’impegno sociale e umano della scuola di Barbiana e’ nata “Lettera ad una professoressa”. E’ stato inoltre pubblicato l’opuscolo “L’obbedienza non e’ piu’ una virtu'”(edizioni LEF, Firenze), un classico del pensiero di don Milani, che contiene la lettera incriminata e la sua autodifesa al processo.
 
Ernesto Teodoro MONETA (1833-1918)
E’ l’unico italiano ad aver ricevuto – nel 1907 – il Premio Nobel per la pace. Partecipo’ all’insurrezione milanese del 1948 e alle spedizioni di Garibaldi. Svolse attivita’ giornalistica e dal 1989 pubblico’ ogni anno l’almanacco “Giu’ le armi”. Creo’ in tutt’Italia “Societa’ per la pace”. Dopo la battaglia di Adua raccolse 130.000 firme per fermare la guerra. Tuttavia la sua coerenza pacifista fu altalenante e non si oppose all’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale.
 
Florence NIGHTINGALE (1823-1910)
Scrittrice, musicista, parlava varie lingue. Fu una donna che ando’ controcorrente nel suo tempo. Di nobili origini, si inimico’ la famiglia respingendo numerose offerte di matrimonio per dedicarsi a missioni umanitarie, spinta dalla sua fede cristiana. Apprese i concetti elementari di infermeria e, nel 1854, mossa da un articolo sulle condizioni in cui vivevano i feriti nella guerra in Crimea, si reco’ in zona di guerra aiutando migliaia di feriti. La sua opera ispiro’ Henri Dunant, medico svizzero noto per la fondazione della Croce Rossa e della Convenzione di Ginevra.
 
Alfred NOBEL (1833-1896)
Inventore della dinamite, fu uno dei primi scienziati a riflettere criticamente sugli effetti delle invenzioni in campo militare. Decise di istituire un premio per gli usi umanitari della scienza e per la promozione della pace mediante un apposito riconoscimento (il Premio Nobel per la pace).
 
OPPENHEIMER
E’ stato il padre della bomba atomica. Dopo la sconfitta di Hitler fu favorevole ad abbandonare per sempre l’uso dell’atomica. Fu processato perche’ si rifiuto’ di collaborare con il governo statunitense nella strategia della guerra fredda.
 
Adolfo Perez ESQUIVEL
Premio Nobel nel 1980. Ricevendolo dichiara che non e’ per lui ma per tutti i poveri e gli oppressi dell’America Latina. Scultore e architetto argentino, attivista del MIR, coordinatore del SERPAJ (Servizio per la Pace e la Giustizia in America Latina), fu incarcerato e torturato nel 1977 e liberato grazie alla lotta internazionale nonviolenta.
 
Gianni RODARI
Ha scritto poesie e favole per bambini. Ha educato alla pace usando parole semplici e una fantasia illimitata. Nonostante il suo ottimismo e la sua fiducia nell’uomo ebbe modo di inserire in una sua favola questa frase che fa non poco riflettere (anche sui compiti della telematica per la pace): “La salvezza dell’umanita’ dipende da un messaggio che un muto deve trasmettere per telefono ad un sordo”.
 
Romain ROLLAND (1866-1944)
Scrittore francese, premio Nobel per la letteratura nel 1915, durante la prima guerra mondiale scrisse una serie di articoli contro la guerra sul “Journal de Geneve”. Questi scritti antimilitaristi ebbero una vasta eco e furono poi pubblicati come libro sotto il titolo “Al di sopra della mischia”. Insieme a sua moglie Madeleine pubblico’ la traduzione degli articoli di Gandhi da “Young India”. Creo’ un’arte per il popolo, specialmente in campo teatrale e tra le sue numerose opere scrisse una biografia di Tolstoj.
 
Oscar ROMERO
Vescovo di San Salvador, capitale del Salvador, fu ucciso il 24 marzo 1980 mentre celebrava la messa. Ha difeso i poveri, gli oppressi, denunciando in chiesa e con la radio della diocesi le violenze subite dalla popolazione. Pochi giorni prima di morire aveva invitato i soldati e le guardie nazionali a disubbidire all’ordine ingiusto di uccidere.
 
Bertrand RUSSEL
Matematico, padre della logica moderna, filosofo del pensiero laico, fu insieme ad Einstein uno degli scienziati che piu’ si impegno’ per il bando delle armi atomiche. Ha scritto: “I nuovi poteri che la scienza ha dato all’uomo possono essere usati senza pericolo solo da coloro che, o con lo studio della storia o con l’esperienza della loro vita, hanno acquistato un certo rispetto per i sentimenti umani e tenerezza verso le passioni che danno colore all’esistenza quotidiana degli uomini e delle donne”.
 
Maurizio SAGGIORO
Primo obiettore di coscienza italiano al lavoro militare. Per approfondimenti: SCHEDA “IL CASO SAGGIORO”
 
Albert SCHWEITZER (1875-1965)
Protestante, studio’ medicina per aiutare i sofferenti. Nel 1913 si trasferi’ in Africa, nel Gabon, dove fondo’ un ospedale nella giungla. Negli anno ’50 protesto’ contro le armi atomiche. La sua massima era il rispetto della vita, cioe’ di ogni essere umano, animale, pianta. Nel 952 ricevette il Premio Nobel per la pace.
 
Herman STOHR (1898-1940)
Luterano, aderi’ al MIR. Protesto’ piu’ volte contro il nazismo. Nel 1939 si rifiuto’ di arruolarsi; chiese di svolgere un servizio civile utile verso gli ebrei, i polacchi, ecc. In prigione si rifiuto’ di giurare fedelta’ ad Hitler. Venne condannato a morte e ucciso il 21 giugno 1940.
 
Henry David THOREAU (1817-1862)
Scrittore statunitense, profondamente religioso, fu il primo obiettore di coscienza alle spese militari. Infatti si rifiuto’ di pagare le tasse per protesta contro la guerra contro il Messico e lo schiavismo. Scrisse “Disobbedienza civile”, un saggio che ebbe grande influenza su Tolstoi e molti altri.
 
Leone TOLSTOJ
Oltre ad essere un gigante della letteratura e un maestro della pedagogia, fu uno dei primi obiettori di coscienza. Riteneva che il modo migliore per evitare le guerre fosse quello di disobbedire alla macchina bellica e al militarismo.
 
Marinela Garcia VILLAS
Donna salvadoregna coraggiosissima, si laureo’ in legge per difendere i diritti umani dei campesinos e i poveri del suo Paese. Continuo’ il suo lavoro malgrado arresti e torture. Riarrestata, mori’ torturata il 13 marzo 1983. Per conoscerne l’opera: Bimbi-La Valle “Marianela e i suoi fratelli” (Feltrinelli).
 
Berta VON SUTTNER
Figlia di un generale austriaco (nacque nel 1843) pubblico’ nel 1889 “Giu’ le armi”, un romanzo di denuncia della guerra, tradotto in tutte le principali lingue (pubblicato in Italia dalle Edizioni Gruppo Abele). Viaggio’ e scrisse molto, promuovendo i primi grandi convegni per la pace (importantissimo quello del 1889). Stimolato da lei Alfred Nobel (vedi) istitui’ il Premio Nobel per la pace.
 
 
 

Bibliografia sulla nonviolenza evangelica 

Enrico Peyretti

Leone Tolstoj, Il Regno di Dio è in voi, Publiprint 1988 (originale del 1893)
Primo Mazzolari, Tu non uccidere, San Paolo 2002 (originale La Locusta 1955)
Thomas Merton, La pace nell’era postcristiana, Qiqaion, Bose 2005 (originale di cui fu impedita la pubblicazione, 1962)
Giovanni XXIII, Pacem in terris, 1963, www.vatican.va
Thomas Merton, Introduzione a Gandhi, Per la pace. Aforismi, Feltrinelli 2004, edizione originale 1964
Thomas Merton, Fede e violenza, Prefaz. di E. Balducci, Morcelliana 1965
Luigi Rosadoni, La violenza dei disarmati. Documenti e testimonianze sulla non-violenza cristiana, Gribaudi 1966
Martin Luther King, La forza di amare, Sei 1967
Roland H. Bainton, Il cristiano, la guerra e la pace, Gribaudi 1968
Bernhard Häring, La contestazione dei non violenti, Morcelliana 1969
Bernhard Häring, Teologia nella protesta, Morcelliana 1972
Paolo Siniscalco, Massimiliano: un obiettore di coscienza del tardo impero, Paravia 1974
Jean-Marie Muller, Il vangelo della nonviolenza, Lanterna 1976
Emilio Butturini (a cura di) La nonviolenza nel cristianesimo dei primi secoli, Antologia di prosatori latini, con un saggio di David Maria Turoldo, Paravia 1977
Massimo Toschi, Pace e Vangelo. La tradizione cristiana di fronte alla guerra. Queriniana 1980
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Il disarmo e la pace. Documenti del magistero, riflessioni teologiche, problemi attuali, EDB 1982
Tullio Vinay, L’utopia del mondo nuovo. Scritti e discorsi al Senato, Claudiana 1984
«Beati i costruttori di pace». L’appello, testimonianze, schede di lavoro, Ed. Messaggero 1986
Raniero La Valle, Pacem in terris, l’enciclica della liberazione, Ed. Cultura della pace 1987
Eugenio Garin, Erasmo, Ed. Cultura della pace 1988 (contiene anche i principali scritti di Erasmo sulla pace)
Paolo Ricca, Le chiese evangeliche e la pace, Ed. Cultura della pace 1989
Ernesto Balducci, Francesco d’Assisi, Ed. Cultura della pace 1989
AA. VV. (tra cui B Häring, R. Venditti, E. Balducci, P.C. Bori, M. Gozzini, G. Piana, D. M. Turoldo), Al di là del non uccidere, a cura di Enrico Peyretti, Cens 1989
Ernesto Balducci, L’uomo planetario, Ed. Cultura della pace 1990
Emilio Butturini, La croce e lo scettro. Dalla nonviolenza evangelica alla chiesa costantiniana, Ed. Cultura della pace 1990
Sergio Quinzio, Giuseppe Ruggirei, La violenza delle religioni, Nuova Corsia Notiziario, novembre 1990
Filippo Gentiloni, La violenza nella religione, Ed. Gruppo Abele 1991
AA. VV. I cristiani e la guerra, Nuova Corsia, Milano gennaio 1991
Jean Goss e Hildegard Goss-Mayr, La non-violenza evangelica, La Meridiana 1991
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Pier Cesare Bori, Tolstoj, Ed. Cultura della pace 1991
AA. VV. (tra cui Balducci e Cuminetti), E pace in terra, fascicolo di Servitium n. 81, maggio-giugno 1992
Elio Peretto, La sfida aperta. Le strade della violenza e della non violenza dalla Bibbia a Lattanzio, Borla 1993
Giuseppe Mattai, Bruno Marra, Dalla guerra all’ingerenza umanitaria, Sei 1994
François Vaillant, La nonviolenza nel Vangelo, Ed. Gruppo Abele 1994
Pier Cesare Bori, L’altro Tolstoj, Il Mulino 1995
Antonio Bello, Scritti di pace, vol 4° di Scritti di Mons. Antonio Bello, Ed. Mezzana, Molfetta 1997
Hildegard Goss-Mayr, Come i nemici diventano amici, Emi 1997
Commissione Episcopale Giustizia e pace, Educare alla pace, EDB 1998
Massimo Toschi, L’angelo della pace. Il vangelo nel tempo della guerra, Quaderni di Missione Oggi, articoli pubblicati dal 1993 al 2002.
Pierluigi Consorti, L’avventura senza ritorno. Intervento e ingerenza umanitaria nell’ordinamento giuridico e nel magistero pontificio, Plus, Università di Pisa 2002
AA. VV., Convertirsi alla nonviolenza?, Credenti e non credenti si interrogano su laicità, religione, nonviolenza, a cura di Matteo Soccio, Il Segno dei Gabrielli editori, 2003
Walter Wink, Rigenerare i poteri, Discernimento e resistenza in un mondo di dominio, Emi 2003 [in particolare sul Discorso della Montagna]
Daniel L. Smith-Christofer (a cura di), La nonviolenza nelle religioni. Dai testi sacri alle tradizioni storiche (sul cristianesimo il capitolo 8), Emi 2004
Ken Butigan, Dalla violenza alla pienezza, Percorso in 10 tappe di spiritualità e prassi di nonviolenza attiva, Emi 2005
Jean Goss, Fede e nonviolenza, L’Epos, Palermo 2006 (info@lepos.it )
Vedere i cataloghi delle edizioni Emi, La Meridiana, Ed. Gruppo Abele, e le annate di Mosaico di Pace (Pax Christi), di Azione Nonviolenta, di Qualevita (Mir)
Inoltre, forse è utile segnalare Libri e parole di pace, a cura del Ministero per i beni e le attività culturali e del Progetto Culturale promosso dalla Chiesa italiana, pubblicato da Associazione Sant’Anselmo, Milano, pp. 96, s.i.d. e s.i.p., perché contiene (dopo gli atti di un convegno del 12 dicembre 2003) una ampia bibliografia su “Le religioni per la pace” di 171 titoli. (Ma c’è almeno, alla prima occhiata, un errore: il libro di Gentiloni, La violenza nella religione, Ega 1991, è indicato col titolo La nonviolenza nella religione !!!).